lunedì 20 luglio 2009

Una Maserati in mezzo al mare


VIAREGGIO - Dieci anni fa attraversarono l’Atlantico partendo dalle Canarie e dopo 119 giorni di navigazione in auto approdarono in Martinica: 5.000 chilometri su due vetture (una Ford Taunus ed una Passat) imbottite. Questa volta, sono stati bloccati dalla capitaneria di Viareggio perchè solcavano il mare a bordo di una Maserati, trasformata per l'occasione in una vera e propria barca. Protagonisti dell'insolita vicenda, Marco Amoretti e Marcolino De Candia, trentenni della provincia della Spezia con la passione delle avventure. «Volevamo arrivare a Venezia». Sono stati gli stessi Amoretti e De Candia, piuttosto sorpresi dallo stop della capitaneria di porto, a raccontare quale fosse il loro itinerario: «Non è la prima volta che lo facciamo» hanno poi detto ai militari, mostrando vecchi ritagli di giornale dell’avventura del 1999, quando attraversarono l’Atlantico partendo dalle Canarie.

DA BOCCA DI MAGRA A VIAREGGIO - I due erano partiti domenica da Bocca di Magra, nel comune di Ameglia (La Spezia) per raggiungere il porto di Viareggio, quando, in serata, sono stati intercettati da una motovedetta della Capitaneria di Porto allertata da bagnati che credevano che un’auto fosse finita in mare. Alla barca-Maserati, di colore viola sgargiante, i due hanno pure dato un nome, scritto sul cofano posteriore: Miriam. All’arrivo della capitaneria di porto, i due sono apparsi tranquilli e quasi sorpresi della presenza della motovedetta. Ai militari hanno detto che la loro barca era sicura. Passato lo stupore, gli uomini della capitaneria di porto - intervenuti temendo anche che gli occupanti della barca fossero in difficoltà a causa del mare mosso e dell’ora tarda - hanno constatato l’inesistenza sia di documenti che attestassero la conformità del mezzo alle leggi sulla navigazione sia delle minime dotazioni di sicurezza: il natante è stato così scortato nel porto di Viareggio e sequestrato.

GLI AUTONAUTI - I due sono sarzanesi. I loro esperimenti sono basati sull’uso di poliuretano espanso, che fa galleggiare le auto, coperte poi con tende sul tetto. Al tempo della loro prima traversata, avevano raccontato di «essersela spassata un sacco». Li avevano ribattezzati autonauti. C’era poi un aspetto commovente: il padre di Amoretti, Giorgio, era appassionato di imprese estreme e aveva fatto in gioventù cose straordinarie; anche lui aveva navigato su una auto-barca (un Maggiolino) nel Mediterraneo, ma era stato bloccato dalle autorità spagnole. L’uomo, malato di cancro, è morto prima di vedere la fine della traversata atlantica del figlio. Tre anni fa la storia della traversata dell’oceano Atlantico a bordo di auto-zattere era stata raccontata ad Ulisse, il programma di divulgazione scientifica condotto da Alberto Angela su Rai 3. Una sfida fatta senza sponsor e senza soldi. Durante la festa della marineria spezzina, a giugno, i due sarzanesi avevano annunciato la loro nuova impresa: circumnavigare nell’arco di due mesi la penisola italiana a bordo di un’autoanfibia.

Da Corriere della Sera del 20/07/09

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